Molto spesso mi sento dire dalle persone che assistono ai miei spettacoli: “Philippe, il talento che lei ha è fantastico. È nato con questo talento?” No, non sono nato così. Ma ho lottato e ho imparato. “Si” ribattono, “ma se si vuole diventare il più grande violinista del mondo si deve iniziare a tre anni”.
No, non ci credo. Non credo nell’età. Ho cinquantasette anni, ma mi sento molto giovane; vedo degli adolescenti che sono già morti dentro, mentre ci sono alcuni novantenni ancora giovanissimi.
È stupido credere nell’età. Non c’è bisogno di iniziare a tre o quattro anni. Persino alla mia età potreste svegliarvi una mattina e decidere di voler essere il più grande violinista del mondo. Nel mondo musicale probabilmente vi direbbero che è un’assurdità, ma che cosa fa di un uomo il più grande violinista – o scrittore, o giocoliere – del mondo? Il più grande essere umano nell’arte della vita? Bisogna prendere tutto il proprio essere – e qui sto mescolando di nuovo corpo e mente – e buttarsi nella missione di osare qualcosa.
Facciamo un esempio pratico, quello del violinista. Se a cinquantasette anni vado nella mia cantina, fredda e illuminata solo da una lampadina da quaranta watt, inizio a esercitarmi con il violino e mi piace così tanto da farmi dimenticare del tempo che passa, del bisogno di mangiare, del freddo, della mancanza di luce e delle mie dita che sanguinano, dopo cinque, dieci, vent’anni, una vita, divento il più grande violinista del mondo. Non è questo che ci insegnano a scuola, perché è più facile dire che musicisti si nasce. Ma vi assicuro, perché è la storia della mia vita, che chiunque può guardare qualcosa di incredibile e sognarlo. E, se davvero si vuole volare, allora si vedranno spuntare delle piccole piume.
Philippe Petit, Credere nel vuoto